SIAMO A UN PASSO DAL CONFLITTO GLOBALE: LA NATO STUDIA I PIANI PER L’INTERVENTO DIRETTO IN UCRAINA! – IL TIMORE CHE L’ESERCITO DI ZELENSKY POSSA IMPLODERE E I RUSSI AVANZARE FINO A KIEV, SPINGE L’ALLEANZA ATLANTICA A FISSARE DUE LINEE ROSSE – LA PRIMA: NESSUN ALTRO PAESE DEVE ENTRARE NELLO SCONTRO (COSA CHE POTREBBE FARE LA BIELORUSSIA, PER DARE UNA MANO A PUTIN); LA SECONDA: UNA PROVOCAZIONE MILITARE CONTRO I BALTICI O LA POLONIA, OPPURE UN ATTACCO MIRATO CONTRO LA MOLDAVIA PER TESTARE LA REAZIONE OCCIDENTALE – IL MESSAGGIO A PUTIN E’ STATO: UN CONTO È PENETRARE A FONDO NEI TERRITORI ORIENTALI, ALTRO CONQUISTARE LA CAPITALE O COINVOLGERE STATI TERZI NELLA GUERRA. DELLA SERIE: L’UCRAINA NON PUÒ PERDERE E L’ALLEANZA ATLANTICA È PRONTA A...

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Estratto dell’articolo di Tommaso Ciriaco, Anais Ginori e Claudio Tito per “la Repubblica”

PUTIN BIDEN PUTIN BIDEN

 

[…] È ala prima volta, dall’inizio della guerra. La Nato, in maniera molto riservata e senza comunicazioni ufficiali, ha fissato almeno due linee rosse, superate le quali ci potrebbe essere un intervento diretto nel conflitto in Ucraina. Al momento, va sottolineato, non esistono piani operativi che prevedano l’invio di uomini, ma soltanto valutazioni su possibili piani d’emergenza […] nel caso ci fosse il coinvolgimento di soggetti terzi nella guerra.

 

lukashenko putin lukashenko putin

Ecco, la prima “linea rossa” è proprio questa: la partecipazione diretta o indiretta di una terza parte nel teatro ucraino. Un’eventualità accompagnata da paure e timori. Da remore e vincoli morali. E che ruota attorno alla possibilità che la Russia penetri le linee di difesa di Kiev. Il confine russo-ucraino, del resto, è lunghissimo e vulnerabile. Le truppe di Zelensky non sono più in grado di controllarlo per intero.

 

Ma il vero incubo riguarda il possibile sfondamento a Nord-ovest. Perché? Perché creerebbe un corridoio tra Kiev e la Bielorussia. Un’opzione tattica giudicata plausibile di recente da diversi analisti alleati. Minsk a quel punto verrebbe inglobata direttamente nella contesa militare. Le sue truppe e il suo arsenale sarebbero determinanti per Mosca. E questa circostanza non potrebbe che attivare la difesa in favore dell’Ucraina.

 

putin zelensky biden putin zelensky biden

La seconda opzione riguarda una provocazione militare contro i baltici o la Polonia, oppure un attacco mirato contro la Moldavia. Non si tratta necessariamente di un’invasione – che potrebbe seguire a un’offensiva su Odessa – ma anche solo di un affondo militare per testare la reazione occidentale. Un tentativo che potrebbe essere effettuato anche per saggiare la capacità di reazione del fronte alleato in una fase di possibile confusione: la stagione elettorale in Europa e in Usa può indurre il Cremlino a pensare che la Nato sia distratta.

 

MOLDAVIA E TRANSNISTRIA MOLDAVIA E TRANSNISTRIA

L’Alleanza, però, non sarebbe disposta a tollerare un’aggressione del genere. […] bisogna spostare l’attenzione sul fronte orientale del conflitto. Le Cancellerie europee seguono con profonda preoccupazione gli sviluppi dell’offensiva russa nel Donbass. L’ipotesi di un tracollo militare delle truppe di Zelensky non è più escluso.

 

Ecco perché per i leader occidentali diventa vitale lanciare un messaggio chiaro a Vladimir Putin: un conto è penetrare a fondo nei territori orientali, altro conquistare la capitale o coinvolgere Stati terzi nella guerra. In altri termini: l’Ucraina non può perdere e l’Alleanza atlantica è pronta a intervenire direttamente per evitare il collasso di Kiev.

 

CHASIV YAR DISTRUTTA DAI RUSSI CHASIV YAR DISTRUTTA DAI RUSSI

Il terreno racconta di una strategia già pronta e di truppe schierate, in caso d’emergenza. Lungo il confine orientale dell’Europa - Paesi baltici, in Polonia, Slovacchia, Ungheria, Bulgaria e Romania - la Nato può già contare su oltre 100 mila soldati, tra quelli già schierati e quelli che verrebbero mobilitati in pochi giorni nell’ambito della “Response Force”. In un mese, ha spiegato di recente il capo di Stato maggiore polacco, potrebbero essere raddoppiati, entro sei mesi triplicati.

putin macron putin macron

 

Sarebbero loro a essere chiamati a intervenire, partendo dalle basi dell’Alleanza che ospitano anche caccia e armamenti di ogni tipo. Tenendo presente che in realtà un migliaio di effettivi “occidentali” (quasi la meta polacchi) sono già attivi in incognito sul territorio ucraino. Un’eventuale reazione occidentale procederebbe però per gradi: il primo asset a essere mobilitato sarebbe l’aeronautica, mentre le truppe di terra rappresenterebbero soltanto l’extrema ratio di un’eventuale escalation.

guerra in ucraina guerra in ucraina

 

E d’altra parte l’allarme, già alto per la carenza di scorte e uomini a disposizione degli ucraini, è diventato altissimo a causa di altre due condizioni sfavorevoli a Kiev. La prima riguarda il meteo, che ha già permesso l’avvio della controffensiva russa di primavera: la stagione estiva, con le nevi ormai sciolte e il fango asciutto, è favorevole all’avanzata dell’esercito di Putin.

 

putin zelensky macron putin zelensky macron

Il secondo fattore come si diceva- è politico. Nei prossimi mesi, Europa e Stati Uniti saranno impegnati in due campagne elettorali incerte e capaci di rallentare ogni decisione operativa. È la condizione ideale per Putin, consapevole di poter approfittare della distrazione delle opinioni pubbliche occidentali – e della debolezza dei suoi leader – per conquistare terreno e avvicinarsi minacciosamente ai confini del continente. […] si tratta per ora di scenari pessimistici. Possibili, però. E valutati dai leader occidentali.

soldati nato soldati nato

 

[…] Macron. Si è esposto molto nelle ultime settimane, chiedendo ai partner europei di non escludere alcuna opzione. […] Lo fa a poche ore da un passaggio chiave: la visita di Xi Jinping a Parigi. La Francia, trapela dall’Eliseo, solleciterà Xi a usare la sua influenza su Putin. «Oggi non è nell’interesse della Cina avere una Russia che destabilizza l’ordine internazionale – è la linea del francese, che terrà anche un trilaterale con Ursula von der Leyen - Dobbiamo quindi lavorare con la Cina per costruire la pace». […]

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