1. MASSIMO BOSSETTI MENTE. E MENTE SOPRATTUTTO SU DUE CIRCOSTANZE FONDAMENTALI PER I SUOI ALIBI: LA CONOSCENZA PREGRESSA CON YARA GAMBIRASIO, NATA PROBABILMENTE ATTRAVERSO LA FREQUENTAZIONE ASSIDUA DI UN CENTRO ESTETICO A 100 METRI DALL’ABITAZIONE DELLA RAGAZZINA E I MOTIVI PER I QUALI ANCHE LA SERA DEL 26 NOVEMBRE 2010, IN UN ORARIO COMPATIBILE CON LA SCOMPARSA DI YARA, PASSÒ CON IL SUO FURGONE DAVANTI ALLA PALESTRA DI BREMBATE SOPRA PER TORNARE A CASA 2. BOSSETTI ERA OSSESSIONATO DALLA TREDICENNE DA AVERLA PIÙ VOLTE SEGUITA VERSO CASA. IL SUO FURGONE È STATO RIPRESO DALLE TELECAMERE INTORNO AL QUADRILATERO IN CUI SI MUOVEVA YARA. NON SOLO VICINO LA PALESTRA, MA ANCHE VICINO CASA 3. LA MOGLIE DI BOSSETTI CONTRO LA SUOCERA: “NON CI HAI DETTO DI GUERINONI, HAI ROVINATO LE NOSTRE VITE”. MA CON I SUOI “NON RICORDO” NON HA FORNITO ALCUN ALIBI

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1. LE 3 MENZOGNE CHE INGUAIANO BOSSETTI

Paolo Colonnello per "La Stampa"

 

massimo giuseppe bossetti il presunto killer di yara gambirasio massimo giuseppe bossetti il presunto killer di yara gambirasio

Anche se ha parlato poco e per negare, quelle poche frasi davanti al gip venerdì scorso hanno convinto gli inquirenti che Massimo Bossetti mente. E mente soprattutto su due circostanze fondamentali per i suoi alibi: la conoscenza pregressa con Yara Gambirasio, nata probabilmente attraverso la frequentazione assidua di un centro estetico a 100 metri dall’abitazione della ragazzina e i motivi per i quali anche la sera del 26 novembre 2010, in un orario compatibile con la scomparsa di Yara, passò con il suo furgone davanti alla palestra di Brembate Sopra per tornare a casa.

 

Un tragitto, quest’ultimo, che allungava il percorso del ritorno di una ventina di minuti e che non si spiega con la generica necessità del muratore di «passare ogni tanto da mio fratello e dal mio commercialista», i quali, sentiti sul punto, si sono limitati a confermare che Bossetti lo vedevano «raramente» (il fratello) o «non più di una volta al mese» (il commercialista).

Marita comi Marita comi

 

Ma il punto più scivoloso per l’uomo arrestato con l’accusa di avere seviziato e ucciso la tredicenne è quello relativo al centro estetico «Oltremare» che, per una forma di narcisismo, frequentava con assiduità. «Almeno un paio di volte alla settimana», hanno raccontato i titolari ai carabinieri. «E almeno fino a tutto il 2010, anche il 2011 quando ha cambiato di sede».

 

yara yara

Quando venerdì mattina il gip Ezia Maccora gli chiede conto di questa frequentazione, inizialmente Bossetti nega. Ed è la prima clamorosa bugia che gli investigatori, leggendo lo stenografato del verbale, riscontrano. Poi il muratore, di fronte alle contestazioni e alle testimonianze dei titolari, corregge il tiro, cerca di minimizzare: «Tengo al mio aspetto fisico, ma non è vero che ci andavo così spesso, anche perché lavoro all’aria aperta e il sole lo prendo così».

 

Invece Bossetti al centro estetico di via Don Gotti, una traversa di via Rampinelli, quasi di fronte alla villetta dei Gambirasio, secondo i titolari ci andava almeno due volte alla settimana. E aveva iniziato ad andarci qualche mese prima della scomparsa di Yara. Una bella coincidenza di cui, durante l’interrogatorio, Bossetti sembra essersi reso conto fino al punto di provare a negare e poi ridimensionare.

 

bossetti arrestato per l omicidio di yara gambirasio bossetti arrestato per l omicidio di yara gambirasio

L’altra circostanza considerata «strana» dagli investigatori è il fatto che tutti i testimoni dei luoghi frequentati dal muratore a Brembate, dal centro estetico al supermercato Carrefour al distributore Shell davanti alla palestra, si ricordano di lui ma solo «almeno fino a tre anni fa». Poi è come se il muratore avesse deciso di evitare accuratamente il paese di Yara. Si vedrà quando gli inquirenti avranno rivisto tutti i filmati delle telecamere di Brembate e poi di Mapello se la presenza di Bossetti appartiene al campo delle casualità o a quello delle causalità.

 

Intanto, tra le indiscrezioni emerse ieri, sembra che gli inquirenti subito dopo aver avuto il risultato del Dna su Ester Arzuffi, madre di «Ignoto Uno», abbiano intercettato casa e telefoni della donna nella speranza di cogliere qualche confidenza con il figlio. Ma è chiaro che, pur senza essere indagati, probabilmente tutti i parenti del muratore di Mapello sono ormai sotto osservazione.

 

yara gambirasio2 yara gambirasio2

Con quali risultati, lo si saprà soltanto quando l’inchiesta sarà finita e verranno depositati gli atti. E mentre l’avvocato Silvia Gazzetti non esclude un ricorso al tribunale del riesame per far ottenere a Bossetti almeno i domiciliari, il procuratore di Bergamo, Francesco Dettori, non esclude a questo punto che, terminati i novanta giorni previsti dalla legge, la Procura decida di procedere con la richiesta di processo immediato.

 

Formula possibile, come in questo caso, di fronte all’evidenza della prova: il Dna di Bossetti trovato nel risvolto delle mutandine, in prossimità di un taglio di coltello, e sui leggings di Yara. In due punti, cioè, non casuali dell’aggressione.

 

2. IL FURGONE AZZURRO DEL MURATORE RIPRESO VICINO A CASA DI YARA

Grazia Longo per "La Stampa"

 

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È ancora la scienza - per essere più precisi la tecnologia questa volta - a venire in soccorso della verità, nel nome della povera Yara. Contro le tante bugie del suo presunto assassino, c’è un video, anzi più di uno, che lo inchioderebbe. Massimo Giuseppe Bossetti era talmente ossessionato dalla tredicenne con il sorriso incorniciato dalla macchinetta per i denti da averla più volte seguita verso casa. Il suo furgone Iveco Daily dal colore pastello azzurro-verdino è stato ripreso dalle telecamere intorno al quadrilatero in cui si muoveva la ragazzina. Non solo vicino la palestra, ma anche vicino casa, in via Rampinelli.

 

Perché mai il muratore con la fissazione per l’abbronzatura avrebbe dovuto avvicinarsi alla villetta dove vive ancora la famiglia Gambirasio? Che cosa inventerà stavolta per giustificare un passaggio così ravvicinato accanto alla vita di Yara? Carabinieri e polizia già non credono alla sua giustificazione circa l’allungamento del percorso per rientrare a casa a Mapello, passando per Brembate davanti alla palestra.

 

La sua giustificazione a proposito della presenza del fratello e del commercialista è già stata ampiamente smentita dai diretti interessati. E adesso? Quale scusa estrarrà dal cilindro Massimo Giuseppe Bossetti per spiegare come mai il suo furgone è stato immortalato così poco distante da Yara? Il prezioso lavoro dei carabinieri del Ris e del Ros, dei poliziotti dello Sco e quello della procura, a partire dalla titolare del fascicolo Letizia Ruggeri, sta continuando a produrre risultati importanti.

 

I gruppi speciali degli investigatori stanno ricostruendo tutti i movimenti del presunto omicida. Non solo relativamente alla sera del delitto, il 26 novembre 2010, ma anche nei giorni antecedenti. Migliaia di filmati sono al vaglio di personale addestrato a non lasciarsi sfuggire neppure il minimo particolare. Un’operazione certosina e meticolosa che ha avuto un’accelerazione proprio dopo la rivelazione del Dna.

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Quando la scienza ha ineluttabilmente dimostrato che il sangue trovato sugli slip e i leggings di Yara appartiene a Massimo Giuseppe Bossetti, sono stati posti sotto sequestro i suoi due mezzi di trasporto. La Volvo e il Ducato Daily, appunto. E così l’occhio investigativo ha avuto due termini concreti da paragonare, da confrontare alle migliaia di frammenti visivi. Un lavoro enorme, pazzesco. Che proseguirà ancora, alla ricerca di ulteriori conferme e maggiori dettagli.

 

Ma la scoperta emersa dai filmati del Banco Veneto in fondo a via Rampinelli è un impulso determinante per stringere sempre di più il cerchio intorno a Bossetti. E non finisce qui. Fondamentali saranno anche i nuovi test sulle migliaia di frammenti di fibre di stoffa recuperati dai poveri resti di Yara.

 

Dal giubbotto e dai leggings ne sono stati infatti repertati alcuni di colore rosso, ora accostati al copridivano rosso di casa Bossetti. Proprio quel sofà sul quale avete visto seduto l’indagato insieme ai suoi cani nei tanti flash su giornali e tv. Anche i peli di quei cani saranno esaminati dal Ris di Parma, agli ordini del colonnello Giampietro Lago.

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Ma si tratta di esami molto complessi, perché su Yara sono state rinvenute moltissime formazioni pilifere, molte delle quali senza bulbo o presenti a causa dell’esposizione del corpo per tre mesi nel campo di Chinolo d’Isola. Da lunedì prossimo, infine, inizieranno i test, alla ricerca di materiale biologico di Yara, sulla Volvo e il furgone di chi è sospettato di averla privata per sempre della suo sorriso.

 

 

3. LA MOGLIE DI BOSSETTI CON I SUOI “NON RICORDO” NON HA FORNITO ALCUN ALIBI AL SUO SPOSO

Fiorenza Sarzanini e Giuliana Ubbiali per ‘Il Corriere della Sera’

 

Marita Comi è una mamma che pensa a proteggere i suoi tre bambini e a salvare il sorriso almeno con loro. Porta il peso di essere passata da moglie dell’uomo tutto casa e lavoro, a moglie del presunto assassino di Yara Gambirasio. Massimo Giuseppe Bossetti, il padre dei suoi tre figli di 13, 10 e 8 anni, nega di aver ucciso la tredicenne di Brembate Sopra. E ieri, giorno in cui il procuratore di Bergamo, Francesco Dettori, ha dichiarato: «Penso si possa andare a giudizio immediato», lei ha scelto di credere al marito. Le ragioni del diritto contro quelle del cuore.
 

Yara Gambirasio Yara Gambirasio

LA MOGLIE SOTTO TORCHIO
Carabinieri e polizia l’hanno messa sotto torchio per almeno tre ore e lei, pur sconvolta per la sua vita sgretolata nel giro di un giorno, l’ha ripetuto a più riprese: «Gli credo, mio marito non è un assassino. Non è un pedofilo». È passata esattamente una settimana dal giorno del fermo, lunedì scorso.

Yara Gambirasio Yara Gambirasio

 

Allora Marita aveva scagliato rabbia e dolore contro Ester Arzuffi, la mamma del suo Massimo Giuseppe colpevole ai suoi occhi di aver nascosto per 43 anni il segreto svelato dalla procura. Che cioè lui è quel figlio illegittimo di Giuseppe Guerinoni, l’autista di Gorno, che tutti cercavano come il presunto killer di Yara. «Non ce l’hai detto. C’è il Dna. Hai rovinato la nostra esistenza», le aveva urlato.

 

Ester ha negato e sfidato i test del Dna. E al marito, che giurava di essere andato a casa la sera dell’omicidio, Marita non aveva trovato un alibi immediato: «Quel 26 novembre del 2010 non ricordo dove fosse». Dopo i «non ricordo» l’aveva detto e ieri l’ha ripetuto: «Non avevo notato nulla di strano, nessuno sbalzo d’umore, nessun atteggiamento diverso dal solito.

 

bossetti arrestato per l omicidio di yara gambirasio bossetti arrestato per l omicidio di yara gambirasio

Era quello di sempre, il marito dedito alla famiglia, ai figli, al suo lavoro. Ha un giro ristretto di amici, esce poco, non va al centro estetico a fare le lampade perché il sole lo prende in cantiere». Allora quel buco nero? «Che non lo ricordi non significa niente — ha voluto precisare — . Massimo faceva sempre le stesse cose, ma se tardava non ci facevo caso, perché se aveva dei lavoretti extra rincasava anche alle 9 di sera».
 

IL GIUDIZIO IMMEDIATO
Il pm Letizia Ruggeri in conferenza stampa, venerdì, lo aveva già detto: «Il giudizio immediato? Non lo escludo, anche se la misura cautelare mi dà più tempo». Sono 90 giorni, saltando l’udienza preliminare, contro un anno. Ieri il procuratore capo l’ha ribadito: «La decisione di richiederlo spetta al pm, ma ritengo di sì, che si possa fare. Dopo tanti anni, se si riesce ad arrivare a un giudizio dibattimentale il più rapido possibile significa anche dare un giusto conto del funzionamento della macchina della giustizia». Molto dipende da quanto la procura è sicura delle carte che ha in mano e da quelle che arriveranno con i nuovi accertamenti in corso.
 

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giovanni bossetti marito di ester arzuffi madre del presunto killer di yara gambirasio giovanni bossetti marito di ester arzuffi madre del presunto killer di yara gambirasio giuseppe guerinoni e massimo giuseppe bossetti giuseppe guerinoni e massimo giuseppe bossetti

UN NUOVO AVVOCATO
Nella tarda mattinata l’avvocato Silvia Gazzetti è uscita dal tribunale di Bergamo con una scatola di cartone piena di atti. Li sta fotocopiando a più riprese, per studiarsi che cosa c’è contro il suo assistito. La mole è di quattro faldoni. Ora la affianca l’avvocato Claudio Salvagni, di Como. Non hanno ancora deciso se presentare ricorso al Tribunale del Riesame. Una conferma dell’ordinanza che ha tenuto in cella Bossetti sarebbe un punto di debolezza della difesa.


SOTTO ESAME CELLE E PC
Mentre la difesa mette a punto la strategia, l’accusa affila le armi. I vertici del pool investigativo, 60 uomini al lavoro, hanno incontrato la pm per fare il punto delle indagini e per decidere chi fa che cosa. Al Ris il compito di rivoltare come un guanto la Volvo V40 e il furgone Iveco di Bossetti, già mandati a Parma, così come i vestiti. Certo è che una minima traccia di Yara sarebbe una prova pesantissima contro di lui.

 

Polizia e carabinieri insieme stanno inoltre analizzando i due computer dell’indagato, le sim dei suoi telefonini e le chiavette usb, alla ricerca di tutte le possibili informazioni sulla sua vita nelle foto e nei filmati che ha custodito. Poi bisogna mettere la testa nell’intreccio di telefonate e sms mandati e ricevuti, con particolare attenzione ai momenti cruciali finiti sui giornali. E, passaggio fondamentale, vedere quali celle ha agganciato, prima e dopo il delitto. È già emerso che bazzicasse a Brembate Sopra.
 

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